Il percorso proposto dalla Scuola Jack London è stato immersivo e originale. È durato tre mesi e ha visto l’avvicendarsi di docenti provenienti da ambiti diversi (fotografia, giornalismo, editoria…): ognuno di loro, attraverso prospettive al tempo stesso eterogenee e complementari, ha saputo trasmettere le proprie competenze e stimolare profonde riflessioni – anche a partire dai numerosi esempi pratici analizzati durante le lezioni.
L’approccio multidisciplinare al reportage, il confronto costante con i docenti e la condivisione di idee e progetti con tutti gli studenti, veri e propri compagni di viaggio, sono stati il segreto di questo corso ricco e formativo. Un corso coerente con il suo intento di educare lo sguardo, approfondire questioni etiche e metodologiche, affrontare la complessità. Cioè quel particolare insieme di aspetti che interessano la professione unica del reporter.
Ci ripenso ora, a distanza di qualche settimana dalla fine delle lezioni: resta la traccia di un’esperienza intensa, vissuta in un piccolo angolo di mondo a cui resterò legato in maniera speciale.
Le settimane trascorse presso la Scuola Jack London, affacciata sulle coste dell’Adriatico, si sono rivelate un’esperienza umana profonda, simile a un ancoraggio in un porto sicuro. Durante questo periodo ho stretto connessioni intense con persone appassionate di fotografia e scrittura, creando un legame che ha arricchito il mio percorso formativo.
La scuola ha offerto non solo una solida metodologia di lavoro, ma anche pratiche direttamente ereditate da esperti del settore. Sebbene il corso si sia ufficialmente concluso, considero questa esperienza come l’inizio di un viaggio, dove la metodologia acquisita e i ricordi di queste settimane fungono da vele pronte a essere spiegate.
È giunto il momento di sollevare l’ancora. È ora di partire.
I tre mesi trascorsi alla Scuola Jack London sono andati oltre l’asettica didattica frontale e si sono rivelati, già dall’inizio, uno spazio di confronto dinamico in cui scrittori, giornalisti, editor, fotografi, critici letterari e fotogiornalisti erano uniti da un filo rosso: il racconto di realtà inteso come impegno sociale.
Nel favoloso borgo di Torre di Palme, Angelo e Giovanni hanno messo in piedi un percorso breve ma intenso, dall’atmosfera familiare, denso di nozioni e approcci multidisciplinari su scrittura e fotografia. Posso dire, al termine della Jack London, di aver arricchito i miei strumenti narrativi, di aver sviluppato maggiore consapevolezza fotografica e mi porto dentro, con non poca nostalgia, gli splendidi momenti passati con i compagni di corso, parte fondamentale di questa esperienza altamente formativa.
Per raccontare che cosa sia stata l’esperienza della Scuola Jack London scelgo di partire dalla fine. Dal giorno in cui noi 18 corsisti abbiamo visto chiudersi la porta della sede di Torre di Palme, dove per tre mesi intensi abbiamo quotidianamente partecipato alle lezioni. Avremmo voluto prolungare quel momento o forse fermare il tempo. In quella diversità magmatica e in movimento a cui avevamo dato vita, fluttuavano idee, novità, riflessioni che hanno trovato nutrimento nell’ascolto e nella guida offerte dai docenti.
Uno dopo l’altro, si sono avvicendati in una sorta di staffetta che ha creato legami e connessioni tematiche e relazionali. I momenti di discussione e di confronto intorno alle plurime varianti del racconto per parole e immagini, hanno stimolato la nostra curiosità scavando in profondità da diverse angolazioni. Siamo stati chiamati ad un continuo esercizio educativo per imparare a considerare il punto di vista altrui, modificare il nostro, spesso abbandonando ogni tipo di convinzione, e acquisire un consapevole approccio con la creatività che è ricerca, dubbio, curiosità, sperimentazione continua.
In giornate in cui il tempo era scandito esclusivamente dal desiderio di apprendere e assorbire insegnamenti, ci siamo allenati a rispettare l’invenzione degli altri e a concepire la nostra lasciandoci andare al dialogo, alla condivisione e allo scambio. Un meccanismo che la Scuola ha avviato tracciandoci dei punti di riferimento sia nell’ambito della scrittura che in quello della fotografia e che, ora, tocca a ciascuno di noi tenere acceso, contribuendo con passione alla narrazione del mondo.
Mi piace immaginare la classe di cui ho fatto parte come un cantiere aperto da cui ognuno troverà la porta d’accesso sul mondo per scrivere e fotografare in maniera autentica e originale.
Frequentare la Scuola Jack London è stata per me, innanzitutto, un’esperienza umana genuina. La costante condivisione con compagni e insegnanti è stata un dono prezioso. Trascorrere tre mesi insieme ad altre persone con le stesse passioni è stato un viaggio emozionante, fatto di risate, lacrime, dubbi e certezze condivisi.
Ogni mattina svegliarsi e ammirare il mare, per poi immergersi nelle lezioni a Torre di Palme. Passare le ore a discutere di letteratura e fotografia, continuando le conversazioni anche a cena e oltre, ha arricchito i giorni rendendoli intensi e pieni di significato. Le lezioni, pur diverse tra loro, erano legate da un filo rosso che ci ha permesso di creare rapporti autentici con gli insegnanti, andando oltre lo scambio didattico. Questo periodo resterà nel mio cuore con affetto e nostalgia. Il ritorno nel mondo porta con sé nuovi stimoli e dubbi, come vuole la tradizione di ogni bel viaggio.
Desidero ringraziare tutti i miei compagni di avventura, i docenti e in particolare Alessandra, Angelo e Giovanni per aver reso questa esperienza così speciale.
Arrivare a Torre di Palme in pieno autunno è come entrare in una bolla. Inizialmente il tempo sembra sospeso e il mondo sembra essersi concentrato dentro l’aula in cui, giorno dopo giorno, si iniziano a macinare lezioni ed esperienze. Nel silenzio del sud della Marche si accendono infinite realtà: passo dopo passo, professori e professoresse ci catapultano e ci fanno immergere tramite i racconti in svariati luoghi del pianeta.
Dalla fotografia alla scrittura il percorso è ricco, ma ogni forma di racconto e di reportage viene presa in considerazione e approfondita. Dentro la bolla il gruppo si trasforma in famiglia e i docenti, che si trovano h24 a condividere spazi e tempi, diventano spesso come dei lontani parenti, quasi degli zii o dei cugini, che sono tornati a trovarci pieni di ricchezza umana, di conoscenze e di consigli.
Una volta terminato questo percorso mi sono sentito molto più consapevole di quanti mezzi si possano utilizzare e di come si possano far funzionare insieme. La voglia di scoprire e di fare sono aumentate ulteriormente, affiancate però dalla sicurezza di avere molto più chiaramente in testa come muovermi e come pensare.
Con grande piacere ho scoperto che l’indirizzo scelto dagli organizzatori e dai docenti era quello di accantonare l’io narrante e l’editorializzazione per mettere in discussione quello che era un’idea più o meno condivisa di letteratura di viaggio, di foto-reportage, di racconto del contemporaneo.
Avere la possibilità di frequentare la scuola Jack London per me ha significato questo: riuscire ad avere un confronto con i colleghi e i docenti che aiutasse a suggerire nuove interpretazioni e ampliare le prospettive. L’attenzione e la cura che loro ponevano sono state preziose ed io sono grata della disponibilità dimostra anche al di fuori delle lezioni. Ciascuno di loro aveva alle spalle una preparazione ed un’esperienza lavorativa invidiabili, attraverso le quali ci hanno indicato un caleidoscopio di strade possibili da percorrere per svolgere i loro mestieri. È stato molto stimolante scoprire come provenissero da formazioni differenti: chi aveva compiuto un percorso di formazione tecnica, chi accademica e chi da autodidatta.
La Scuola Jack London fornisce degli strumenti e delle tecniche, offrendo delle coordinate attraverso le quali orientarsi per raccontare l’attualità con consapevolezza e analisi critica. Inoltre, la scuola apre le porte a un percorso che continua anche al termine delle lezioni, e nel proseguire con il mio farò tesoro dell’esperienza collettiva che abbiamo fatto e degli insegnamenti ricevuti.
L'esperienza della scuola Jack London è stata per me un'opportunità preziosa per immergermi in un ambiente in cui le informazioni acquisite a lezione venivano elaborate collettivamente. Il borgo di Torre di Palme è stata la cornice di moltissime scoperte e cambiamenti che hanno influenzato attivamente il modo in cui vedo il mondo.
Se dovessi definire la scuola Jack London con una parola, direi sicuramente ‘porta’, anzi ‘portone’ o meglio ‘portale’. I tre mesi trascorsi a Torre di Palme sono stati l’apertura verso un mondo pieno di creatività, magia e tante nuove idee.
La scuola per me è stato l’intermezzo tra un mondo scientifico da cui volevo uscire e il mondo della comunicazione artistica in cui volevo finire e di cui non conoscevo nulla. Cosa è successo in quel periodo? Ho conosciuto persone che ora considero grandi maestri di fotografia, scrittura, teatro, ma in molti casi di vita. Ho avuto il tempo necessario per riflettere, là, in mezzo alle colline marchigiane, tra borghi sperduti e con la vista costante sulle onde dell’adriatico.
Come è finita? Ho deciso di usare entrambi i mezzi esplorati durante il percorso per fare altro. E ora mi trovo nel bel mezzo di un sogno, tutto questo grazie al portone che mi ha permesso di guardare oltre e non sbirciare solo in un mondo, ma in tantissimi variegati e mai prima d’ora esplorati. Oltre che portone è stato punto panoramico: con vista sulla vastità delle possibilità.
Ah, dimenticavo, ultima ma non ultima delle meraviglie incontrate sono stati i compagni di viaggio, che mi hanno insegnato a credere in me stessa, sono diventati critici fotografici, consulenti psicologici, ascoltatori di musichette appena inventate e compagni di mangiate, compagni di viaggi pazzi e ultimo ma non ultimo, grandi amici.
Seduti nella stanza di un piccolo edificio in mattoni immerso nei vicoli stretti di un borgo medievale che si affaccia sull’alba dell’Adriatico, abbiamo imparato a raccontare la realtà.
La scuola di letteratura e fotografia Jack London è una di quelle cose che hanno ragione di esistere. È un’intuizione nata dal matrimonio di una bella idea e di una necessità. La realtà in cui siamo è complessa, complessi devono essere il racconto che ne facciamo e i linguaggi che utilizziamo per farlo.
“Dovete assumervi la responsabilità di fare cultura”
La prima volta che ho sentito queste parole, ho avvertito un senso di infinita inadeguatezza: erano troppo ingombranti, facevano ombra alla mia piccola coscienza. Oggi, le stesse parole mi risuonano in testa come un mantra che non ho intenzione di deludere.
L’esperienza alla Jack London è stata, innanzitutto, un’esperienza umana senza pari. Io e gli altri alunni della scuola abbiamo vissuto per tre mesi in un villaggio sul mare. Abbiamo condiviso tutto. Dalla nuvola sulla quale stavamo è stato più facile sporgerci sul mondo: c’erano la distanza e la compagnia giuste.
Durante la scuola, abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con professionisti dell’informazione e della cultura che ci hanno messo a diposizione la loro esperienza e hanno condiviso con noi il loro modo di raccontare la realtà.
Oggi più che mai c’è bisogno di un’informazione approfondita, contestualizzata e puntuale, che svegli il giudizio di chi ne fruisce e porti alla costruzione di un’opinione consapevole.
Mi sono iscritta alla Scuola Jack London mossa dalla voglia di capire e imparare; ne esco accompagnata dalle stesse intenzioni, ma con altre consapevolezze.
Ho imparato che quello che serve per raccontare storie di realtà è intraprendenza, capacità di ascolto e motivazione.
Ho imparato che un’idea può avere muscoli fortissimi e che la condivisione arricchisce ed eleva.
Ho imparato che per andare bisogna partire.
“Dovete assumervi la responsabilità di fare cultura”
Io partirò da qui.
Basterebbe forse raccontare del mare per poter dire che ne è valsa la pena. Descrivere la sensazione che si prova quando ci si mette in viaggio verso una destinazione tanto vicina, eppure tanto sconosciuta come Torre di Palme, basterebbe vedere il borgo per capire. Basterebbe trovarsi in mezzo a venti persone mai viste prima, esperienze, modi di parlare, di vestire che cominciano a mescolarsi e a confrontarsi, trovando una facilità di parola che non si sarebbe mai sospettata. Basterebbe nominare uno ad uno i docenti, raccontare di cosa ci hanno trasmesso e insegnato, oppure raccontare di quando ci siamo messi in cammino per tentare di raccontare pezzi di questa terra meravigliosa. Basterebbe la Gialla che ci accompagna, il supporto di Giovanni e Angelo, basterebbero le serate passate a scuola, le notti passate guardare fotografie e a stare insieme, condividere quel che si aveva da dire e da far vedere. Basterebbe vedere la foto di gruppo.
Basterebbe tutto questo, eppure non sarebbe sufficiente. Perché alla Scuola Jack London si incontra qualcosa di più, che rimane e non finisce con l’ultima lezione. Si diventa partecipi di un movimento collettivo che genera qualcosa di più grande della somma dei singoli elementi che l’hanno composto. Questa scuola ti costringe ad esporti, a mostrare ciò che fai, ciò che hai, ciò che credi di essere. Il contesto è particolarmente favorevole: non conosci nessuno, nessuno ti conosce, non ci sono aspettative, si è liberi di presentarsi, di agire come meglio si crede e come poche volte nella vita capita di poter fare. Ci si mette quindi alla prova dal primo all’ultimo giorno e si tirano fuori parti di sé che in genere restano nascoste. Si ha la possibilità, insomma, di lavorare sulla propria identità, scoprire ciò che ci muove e andare a fondo, approfondire temi, argomenti, modalità, con il supporto di un gruppo di ragazzi meravigliosi e di docenti preparati e disponibili.
In pochi intensissimi mesi si matura una consapevolezza di sé, un approccio all’ascolto, un’attenzione alle storie e si impara come raccontarle, con un linguaggio che si va scoprendo ed affinando. Si impara, insomma, a osservare ciò che ci circonda, ci si immerge in luoghi, fotografie, musica, parole, racconti, immagini, suoni, ricordi; per tre mesi, senza soluzione di continuità, si diventa parte di questo mondo e questo mondo diventa parte di te. E allora la Scuola diventa un motore di cambiamento, e ciò che hai imparato ti cambia e ti suggerisce possibili nuove direzioni. E dopo, non si torna indietro.
Non so quante altre volte mi capiterà un’esperienza così bella, così piena, intensa. Sicuramente cercherò di portare a casa un po’ delle sensazioni che ho provato in questi mesi, di coltivarle, farne tesoro. Perché, come dire, possono aiutare a riempire una vita.
E allora grazie a tutti voi che avete reso questa cosa quel che è stato. Giovanni, Angelo, Alessandra, Sofi, Fede, Jo, Sofi, Giada, Giada, Giulia, Emi, Alex, Dani, Carlotta, Davide, Alberto, Ugo, Marti, Chris, Rosi.
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