“C’è ormai da temere che la catastrofe sia totale. Essa si amplia come un incubo in un tetro quadro di torri metalliche, squallidi capannoni, caligine, neri fantasmi”. Così scrisse Dino Buzzati nel “Corriere della Sera” il 9 agosto 1956, all’indomani del disastro della miniera di Marcinelle, in Belgio dove 136 minatori italiani morirono intrappolati dal fuoco e soffocati dall'ossido di carbonio, tra i 975 ed i 1.035 metri di profondità.

Faremo un viaggio nella memoria a Marcinelle, dove la vita allora valeva meno del carbone, alla ricerca di ciò che resta dell’epopea minatoria italiana, visiteremo la miniera-museo, il paese con le baracche trasformate in casette, i locali italiani. Con i mezzi pubblici raggiungeremo Charleroi, prototipo di città deindustrializzata d'Europa, con visita alle fabbriche abbandonate, al porto dove veniva imbarcato il carbone estratto nelle miniere, ai quartieri dismessi e a quelli recuperati.

Raccoglieremo le testimonianze intime dei figli e dei nipoti italo-belgi dei minatori, raccontando la vita dei nuovi italiani nati in Belgio, le loro prospettive di vita, ma ricostruendo anche una pagina importante dell’emigrazione italiana in Europa nel secondo dopoguerra. 

Daremo preventivamente a tutti i corsisti indicazioni di materiali da studiare (libri, film, documentari) e, dopo una lezione preparatoria fatta a Marcinelle, ci avventureremo sul campo per fare un racconto visivo e di scrittura raccogliendo le memorie orali, che discuteremo insieme la sera di ritorno dai nostri giri reportistici, facendo successivamente al ritorno un dettagliato editing online. 

I migliori reportage saranno pubblicati sul quotidiano il Manifesto.