21 maggio 2025
I tre mesi alla Scuola Jack London sono stati un’esperienza immersiva: sullo sfondo del mare d’inverno, si studia e si vive insieme.
Oggetto dei corsi sono le tecniche della narrazione di reportage, sia fotografica che letteraria. La complementarità tra immagine e parola e la natura residenziale sono proprio ciò che rende unica l’offerta di questa scuola.
Tecniche di scrittura e di intervista per longform sul campo, stesura di articoli brevi, ma anche le possibilità dello storytelling, la presentazione di un progetto, e da ultimo la scelta delle immagini e la post-produzione. Quanto è oggi indispensabile per imparare a padroneggiare gli strumenti del giornalismo narrativo, che si confronta con un mondo sempre in divenire e perciò affascinante: l’approfondimento e l’analisi del contesto, la consapevolezza dei rischi e ostacoli di questo mestiere, nonché la manipolazione della realtà e la creazione di un racconto per immagini.
La Scuola di Fermo è un luogo di incontro e confronto; di dialogo e condivisione con i docenti e i compagni di viaggio. Un porto sicuro dove vivere la propria vocazione, ma anche i dubbi e le paure che non smetteranno mai di interrogarci, in aula come boots on the ground. È il tempo per riflettere sulla scelta di andare controcorrente inseguendo un sogno, sulla determinazione che ci anima e sulle sfide che contraddistinguono la professione del reporter. È più di tutto il laboratorio ideale per sviluppare le proprie idee e progetti a lungo termine: è dopo la fine della Jack London che inizia la vera sfida, il momento di mettere in pratica quanto imparato, di lanciarsi.
Concluse le lezioni a Torre di Palme, sono partita come assistente e interprete del fotografo Giovanni Marrozzini per un workshop di reportage fotografico nel Maramureș. Nell’estremo Nord della Romania, in villaggi isolati dei Carpazi settentrionali, rivivono tradizioni antiche. Attraversando chilometri di Storia, paesaggi, natura e folklore, è stato un incontro con l’inaspettato: la scoperta di luoghi familiari e sconosciuti insieme; e delle persone che ne sono l’anima. Tradurre e assistere nella creazione di un progetto fotografico significa incarnare energia, essere un medium potente e privilegiato che comunica, e forse unisce mondi non così lontani. Cogliere uno scatto, accogliere le memorie e le “confessioni” di chi viene fotografato equivale a essere testimoni di uno stato di grazia, un puro “momento di essere”. Dove vita, amore e morte s'intrecciano in una danza ancestrale.
Giuliana Cătălina Băruș, ex studentessa della scuola Jack London
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