9 novembre 2021
La borsa lavoro presso il supermercato Sì Con Te di Fermo è stata un’esperienza molto costruttiva da diversi punti di vista. In primis, per la costruzione di un reportage su un mondo che siamo abituati a vedere dall’esterno, senza mai interrogarci cosa ruoti intorno ad esso. In secondo luogo perché ho avuto l’occasione di fare pratica in veste di reporter, di fare interviste, osservare la realtà all’interno della quale i lavoratori si muovono tutti i giorni e coglierne i punti deboli e i punti di forza. I giorni passati all’interno del supermercato mi hanno dunque permesso di fare molta esperienza sul campo e relazionarmi con le tempistiche richieste per la consegna del lavoro. Mi sono trovata molto bene con Francesco Zannini, un ex compagno di corso che si occupava della parte fotografica. Abbiamo lavorato bene insieme, aiutandoci e venendoci incontro a seconda delle esigenze del lavoro.
Annie Francisca, ex studentessa della scuola Jack London
Dopo aver frequentato la scuola Jack London, di cui ho un ricordo molto positivo e arricchente, ho intrapreso uno degli stage retribuiti previsti dalla scuola. Insieme ad Annie Francisca, una ragazza del corso, abbiamo avuto una settimana di tempo per intervistare circa 50 dipendenti del supermercato Sì, con te di Fermo. Imbattutici in un contesto familiare dove il direttore, Gianluca, ha da sempre investito sull’importanza del personale e di un clima socievole al cliente, abbiamo ascoltato le storie dei dipendenti, fatto loro fotografie e raccontato la vita che si cela dietro ad un supermercato. È stato interessante relazionarsi con persone diverse tra loro e da noi, facendo esperienza sul campo e confrontandosi con questo determinato contesto.
Francesco Zannini, ex studente della scuola Jack London
Sotto lo stesso tetto – il lavoro all’interno di un supermercato
Sono le 6.30 del mattino, il cielo è ancora buio ma le luci del supermercato Sì con Te di Fermo sono già accese e al suo interno i dipendenti hanno già iniziato la giornata lavorativa. Un via vai di fornitori di pane, latte e dolci occupa la zona antistante al magazzino. Daniele, 29 anni e un fisico robusto, li aiuta a scaricare i furgoni e carica i transpallet che a breve verranno portati in sala per rifornire gli scaffali del supermercato. “Il mio sogno era fare cinema – racconta Daniele – ma uno deve rendersi conto di ciò che gli piace fare e di ciò che invece può fare.” Il rumore meccanico quasi impercettibile dei frigoriferi è sovrastato dal frastuono proveniente dal magazzino e dal vociare frenetico del personale che organizza il lavoro della giornata. In sala, la radio accesa diffonde una musica allegra intervallata dallo slogan pubblicitario del supermercato, dove ognuno è intento a svolgere le proprie mansioni. Manuela, caporeparto dell'ortofrutta, sistema le verdure fresche nelle ceste. Clarissa e Michela, due cassiere, riforniscono gli scaffali dei generi vari mentre Daniele arriva con un carico di casse d'acqua perfettamente impilate sul transpallet. Appassionato di cinema e di fumetti, Daniele ha i capelli castani e gli occhi marroni, sotto la maglietta rossa del Sì Con Te indossa dei pantaloni neri, “però ci sto facendo un pensiero.. alla scuola di cinema – continua – quando è uscito the Wolf of wall street mia sorella diceva che era troppo lungo. Ma è Scorsese, capisci? Lo può fare.. che gli vuoi dire?”
Un leggero odore di cibo proveniente dal reparto gastronomia inebria le corsie del supermercato. All'interno dei laboratori, dietro i banchi dei prodotti freschi, i dipendenti preparano i cibi già pronti e i prodotti gastronomici già confezionati. Monika, una trentenne polacca dallo sguardo furbo ed attento, sta preparando le orecchiette radicchio e speck mentre nella padella affianco sfrigolano i peperoni. In gastronomia lavorano in tre e si alternano tra banco e cucina. “Io cucino da sempre – racconta Monika – ho lavorato in un sacco di posti. A Londra era una chef, ogni tanto mi manca fare i primi al momento, o cose più raffinate. Ma avevo bisogno di cambiare un po' il ritmo della vita. Dopo tanti anni che lavori ogni sera fino alle tre di mattina, hai bisogno di rallentare un po'. Noi abbiamo carta bianca in cucina, decidiamo noi cosa preparare. Scegliamo, proviamo, rifacciamo, finchè non siamo convinte.” Ad affiancarla ci sono Sabina e Paola, “Io lavoro all’interno dei supermercati da quando ho 14 anni - racconta Sabina - ma in questo campo c’è sempre da imparare. È tutto un avere e dare tra colleghi di lavoro, perché noi siamo una squadra, ma l’esperienza viene stando tutti insieme.” Il laboratorio della gastronomia è condiviso con quello del banco dei salumi, dove Fabio sta tagliando una grossa forma di formaggio.
Sono quasi le 8, un uomo sulla sessantina con una maglietta bianca e i pantaloni a coste bordeaux attende all'ingresso che le porte del supermercato si aprano. Passeggia avanti e indietro e continua a guardare l'orologio che ha al polso. Altri invece, aspettano pazientemente l'apertura seduti sui sedili delle loro macchine. Un tintinnio meccanico preannuncia l'imminente apertura delle porte scorrevoli, manca un minuto alle 8 e i dipendenti del Si Con Te di Fermo hanno finito di ultimare la sistemazione dei prodotti. Un misto di odori e suoni investe i primi clienti della giornata. Due signore anziane, appoggiate sui loro bastoni in legno si appropinquano all'ingresso, salutando gentilmente i dipendenti che incontrano.
Con oltre 100 punti vendita sul territorio marchigiano ed abruzzese, i supermercati Sì Con Te, associati alla cooperativa CE. DI. Marche, rappresentano una realtà in fortissimo sviluppo. “Il marchio è un nome di fantasia, il Sì vuole semplicemente essere un rafforzativo. Vuole creare ottimismo”, racconta Gianluca Marconi, titolare e direttore del Sì Con Te di Fermo dal 2012. È un uomo alto, i capelli cortissimi e il pizzetto grigio. Indossa una camicia con una fantasia blu e gialla e dei jeans blu. “Il successo del nostro lavoro sono i ragazzi. La differenza la fanno sempre le persone. Durante i primi due anni le cose non andavano così bene, ci ho messo quasi tre anni a trovare una squadra che funzionasse. È questo il nostro punto forte. Il più grosso orgoglio per me è quando un cliente si ferma e mi fa i complimenti per i ragazzi. Per noi l'importante è creare un rapporto di fiducia con i clienti.” Gianluca lavora all'interno dei supermercati da quando ha terminato gli studi. Ha iniziato con un'apprendistato nel 1994 presso il Citiper di Grottammare, è diventato capo reparto nel 1999 a Sant'Elpidio e capo settore nel 2005 a Loreto. “Io, il mestiere l'ho imparato dall'interno”, continua Gianluca Marconi. Nel 2008 ha iniziato il percorso di formazione per diventare direttore, approdando nei Simply di Cattolica, Pesaro, Ancona ed infine Tolentino. Nel 2012 si è dimesso come dipendente direttore per intraprendere una nuova avventura lavorativa e diventare il titolare e direttore del supermercato.
Subito dopo l'ingresso, accanto ad un grosso spazio dedicato alla vendita di piante e fiori, c'è la panetteria dove Lucia, una ragazza di 25 anni dai capelli lunghi castani e gli occhi scuri, sta parlando con una signora anziana indecisa sul pane da comprare. “Molti pensando al lavoro in un supermercato pensano “fai giusto la commessa” io non sono d'accordo. Qua dentro ci sono tantissime cose da fare e per me lavorare qui ha rappresentato davvero una crescita a livello personale – racconta Lucia - Stai a contatto con tantissima gente, con una clientela che si fida di te ma anche con i colleghi. Ti devi rapportare con quaranta persone, alcuni più grandi, altri più piccoli. In ogni caso, il carattere devi metterlo alla prova.” È una ragazza solare ed intraprendente, nel futuro le piacerebbe continuare a lavorare al Sì e magari approfondire anche il lavoro che si svolge in altri reparti. Accanto alla panetteria, c'è il reparto salumeria: Simone e Fabio si muovono veloci tra forme di formaggio e tagli di affettati, ridono con i clienti e la lunga fila è gestita con velocità e precisione. “Io sono un po' timido, ma appena salgo sulla pedana del banco, cambio totalmente la prospettiva. - racconta Simone, 34 anni - Sarà che è un lavoro che mi appassiona molto, ma il contatto con il pubblico mi fa scomparire la timidezza, a distanza di 7 anni a lavoro ci vengo ancora volentieri.” Ascoltano la prenotazione, consigliano ai clienti e prendono i grossi tagli di prosciutto da inserire nelle affettatrici. Un etto, due, tre.
È pomeriggio. Sono quasi le due, Aurora corre verso l’ingresso, indossa dei pantaloncini corti di jeans scuri e una maglietta a maniche corte. Si guarda in giro, si sistema distrattamente i capelli ed entra nel supermercato. È ora di iniziare il turno. Si cambia velocemente e prende il posto di una collega alla cassa, si scambiano un veloce sguardo d’intesa, un sorriso, e si salutano. Le cassiere sono tutte donne, ad eccezione di qualche jolly che interviene in momenti parecchio affollati o nelle festività. Aurora è una studentessa, dopo il tirocinio formativo di 40 ore settimanali è stata assunta come cassiera part time e lavora 24 ore la settimana, “lavorare e studiare insieme è difficile. Ci vuole una certa convinzione, sia nel lavoro che fai, che in quello che studi. Ma ho dei sogni che spero di realizzare.” Spesso viene dato per scontato il lavoro della cassiera, si pensa alla ripetizione dei movimenti e alla meccanicità delle azioni sempre uguali. È facile sprofondare nella convinzione di un'attività banale ed alienante che non accetta margini di sbaglio. Ma in realtà si tratta di un impiego dall'enorme responsabilità che comporta un'attenzione costante nel relazionarsi ogni giorno, in maniera educata, con un numero innumerevole di persone. In un mondo sempre più tecnologico che celebra l'individualismo, il rapporto costante con il pubblico implica enormi accortezze. “Non è sempre facile questo tipo d'interazione. - racconta Erika, un'altra cassiera – non tutti sono sempre gentili mentre tu sei tenuto ad esserlo, a sorridere anche quando non vorresti. Ma come in tutti i lavori devi saperti staccare e sapere che quello che succede a lavoro, resta a lavoro.” Erika abita a Porto Sant’Elpidio, ma è nata in Ecuador. Prima di lavorare al Sì Con Te suonava la chitarra in chiesa, “un giorno mi piacerebbe prendere e andare in qualche paese a suonare per strada. Chissà.” E ride. Un sorriso dolce, la carnagione olivastra e lunghi capelli neri. “Mia madre è venuta a prendermi in Ecuador. In quegli anni c’era stato un colpo di stato e lei è rimasta lì per 14 mesi. Poteva scegliere di partire senza di me, invece ha aspettato. Quando era là mio padre le diceva di non tornare senza la bambina. Hanno tenuto duro, son stati il mio esempio. In 47 anni di vita lei non era mai partita, ma è partire per venire a prendere me. Per questo credo nell’amore…e nella palestra.” Ride ancora.
Tanti sogni nel cassetto, molti propositi per il futuro, molti piani e molte vite. Ogni dipendente del Sì Con Te nasconde dietro di sé un mondo variegato di impegni e passioni, come i cinquanta ulivi di Simone che “crescono a sole e acqua”, l'interesse per i motori di Federico il macellaio o la dedizione di Lucia per la Croce Verde. Come ingranaggi di un meccanismo perfettamente funzionante si muovono per il supermercato in sordina, all'interno di un ambiente il cui tempo pare essere sospeso. Un nonluogo per eccellenza, frequentato da persone in transito che non si relazionano tra loro. Che siano le tre o le otto, la percezione dell'ambiente circostante resta perfettamente immutata. Lo spazio temporale del supermercato è alimentato solo da un flusso intermittente di clienti che scandisce il passare quasi impercettibile delle ore. Tante donne e tanti uomini. A seconda dell'orario cambia anche la clientela del negozio. Uomini in tuta e scarpe da ginnastica; medici alla fine di un lungo ed estenuante turno di lavoro; gruppi di ragazzini che arraffano qualsiasi cosa gli capiti sotto al naso; amici che discutono di politica, ragazze e teorie sull'evoluzione; coppie di innamorati che si scambiano furtivamente baci tra le corsie del negozio; e poi gli abitudinari, gli anziani signori che capita di vedere anche un paio di volte al giorno, perchè loro, la carne la prendono solo se c'è Franco. Facce stanche, felici, preoccupate o turbate si mescolano omogeneamente tra gli scaffali del supermercato pervasi da una fredda luce al neon. Nessuno sembra avere fretta.
Dal vetro della macelleria i volti dei dipendenti si confondono nascosti sotto ai loro cappellini. Sguardo fisso e concentrato sul pezzo di carne da trattare; Ad occuparsi dei tagli di carne sono soprattutto gli uomini, mentre le donne si occupano delle preparazioni. Nello spazio dedicato, Stefano sta disossando e spolpando la coscia di bovino adulto: con una mano tiene fermo il grosso pezzo di carne che oscilla a penzoloni dal gancio in metallo mentre nell’altra mano con un grosso coltello si appresta ad ottenere i diversi tagli: scalone, magatello, fesa, sottofesa. “I tagli della coscia sono una parte molto pregiata - dice - da qui ci ottieni filetti, fiorentine, bistecche. La spalla, per dire, è meno tenera, più dura, nervosa. Dunque, più economica.” Di fianco a lui, Elisa e Giulia si stanno occupando delle preparazioni: spiedini, cotolette impanate, hamburger e così via. Dietro di loro, una grossa cella frigorifera. “Con il passare degli anni il lavoro e l'impostazione delle macellerie sono dovuti cambiare per far fronte alle nuove esigenze delle persone, che rispetto a prima hanno meno tempo per cucinare – racconta Franco, caporeparto della macelleria – e lo stesso è avvenuto con i supermercati per la grande distribuzione, passando da un ambiente più piccolo e riservato ad un comprensorio che al suo interno proponesse una scelta più ampia a prezzi più contenuti.” Franco è un uomo sorridente dai capelli grigi e le sopracciglia scure, lavora in macelleria da quando è ragazzino. “Il nostro intento – continua Franco – è ricreare dunque il rapporto con il cliente tipico del piccolo negozio in uno spazio più grande e moderno. Un rapporto basato sulla fiducia, la cordialità e la simpatia. Il rapporto con la clientela è fondamentale per far funzionare un supermercato. Se hai una squadra che lavora in maniera compatta, il risultato è garantito.” In macelleria lavorano in 10, “all'inizio pensavamo fosse un numero folle – sottolinea Franco – ma poi i risultati si sono visti.”
In fondo, una porta collega il laboratorio al magazzino, un mondo a sé stante dove il traffico di fornitori e dipendenti non si arresta mai. In un angolo, tra pile di scatoloni e qualche transpallet carico di prodotti c'è una macchinetta del caffè con qualche sedia intorno. Un'oasi di pace e tranquillità dove i dipendenti intervallano la frenesia del lavoro e fumano qualche sigaretta in compagnia.
La giornata scorre veloce, Gianluca presiede quasi tutto il giorno il box Informazioni, insieme a Emanuela, sua sorella. Rinnovo tessere, gestione bolle e fatture. Alle 17 i ritmi iniziano ad essere più accelerati, il via vai di gente aumenta e la coda alle casse si fa più consistente. Persone in fila indiana che sbadigliano, non si guardano, e attendono il proprio turno. Chi guarda il telefono, chi ha lo sguardo perso nel vuoto e contempla la fila ordinata di caramelle accanto alla cassa.
Sono quasi le 20, il supermercato chiuderà alle 20.30. Dagli altoparlanti è annunciata l'imminente chiusura, che chiede ai clienti di avviarsi verso le casse. Ogni reparto pensa per sé, in gastronomia puliscono le pentole e gli arnesi utilizzati, in salumeria coprono il banco e ritirano gli affettati e così via. Alle 21, sono tutti fuori dal supermercato. Si sono cambiati i vestiti e sembrano persone totalmente diverse da quelle osservate durante il giorno: vestiti comodi e capelli sciolti. Niente cappellini, camice o grembiuli del Sì. Chiacchierano, ridono, e bevono una birra in compagnia prima di tornare nelle proprie case. Si organizzano per vedersi nel fine settimana o parlano degli eventi in programma nella piccola città. Ognuno è preso dai propri pensieri e dalle proprie cose da fare, chi deve tornare dalla famiglia e dai figli, chi domani ha il turno alle 6 e vuole andare a riposarsi. Chi ride, chi sbuffa, chi racconta una storia talmente incredibile che viene preso in giro dai colleghi. Si salutano, si avviano vero casa. Le macchine sono bagnate, l'aria è umida e per terra c'è qualche pozzanghera.
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