Fotografia responsabile in tempi di conflitti
docente: Alessio Romenzi
durata: 12 ore
Il workshop si propone di offrire una guida pratica e approfondita sulla preparazione e l’approccio alla documentazione fotografica in contesti di crisi e di guerra. Basato su esperienze dirette il corso affronta le tematiche tecniche fondamentali, dalla pianificazione del reportage alla gestione delle attrezzature.
Particolare attenzione viene riservata all’etica del lavoro e al rispetto dei fatti e delle persone coinvolte. Viene sottolineata l’importanza di documentare con responsabilità, senza strumentalizzare o distorcere la realtà, mantenendo sempre integrità e sensibilità nel racconto visivo.
Il workshop include anche riflessioni sulla gestione di tensioni e paure in situazioni complesse, valutando i pericoli e adottando le misure di sicurezza più adeguate. Attraverso una combinazione di teoria e casi reali, il corso mira a fornire strumenti utili per operare con maggiore consapevolezza, rispetto e responsabilità, in contesti difficili e delicati.
Alessio Romenzi è nato e cresciuto in un piccolo paese appenninico. Prima di dedicarsi alla fotografia, ha lavorato come tecnico di frigoriferi, fabbro e metalmeccanico. La sua attenzione verso i conflitti e le crisi internazionali lo ha portato a trasferirsi in Medio Oriente, dove ha documentato eventi come la Primavera Araba, concentrandosi in particolare su Egitto e Libia. Poi si è spostato in Siria, dove è stato uno dei primi a entrare clandestinamente nel paese durante il deteriorarsi della situazione, mentre il regime di Bashar al-Assad negava l’accesso ai giornalisti. Le sue immagini sono apparse su testate internazionali e ha collaborato con varie organizzazioni umanitarie.
Nel 2018 ha presentato alla 75ª Mostra del cinema di Venezia il documentario Isis, Tomorrow. The Lost Souls of Mosul, realizzato con Francesca Mannocchi, sua ex compagna, che tratta della storia dei figli dei miliziani dell’ISIS. Per quanto riguarda i premi, nel 2017 ha vinto il primo premio alla sezione attualità dei Sony World Photography Awards e il World Press Photo con il reportage We are taking no prisoners, sui combattimenti a Sirte. Nel 2013 ha ricevuto il primo premio ai World Press Photo per le storie di Notizie Generali, e lo stesso anno il premio “Picture of the Year” di UNICEF. Anche nel 2017 ha ottenuto il riconoscimento come “Photograph of the Year International” nella categoria “Impatto” e ha vinto il premio degli editori Days Japan.
alessioromenzi.photoshelter.com
Fotografia responsabile in tempi di conflitti
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Particolare attenzione viene riservata all’etica del lavoro e al rispetto dei fatti e delle persone coinvolte. Viene sottolineata l’importanza di documentare con responsabilità, senza strumentalizzare o distorcere la realtà, mantenendo sempre integrità e sensibilità nel racconto visivo.
Il workshop include anche riflessioni sulla gestione di tensioni e paure in situazioni complesse, valutando i pericoli e adottando le misure di sicurezza più adeguate. Attraverso una combinazione di teoria e casi reali, il corso mira a fornire strumenti utili per operare con maggiore consapevolezza, rispetto e responsabilità, in contesti difficili e delicati.
Alessio Romenzi è nato e cresciuto in un piccolo paese appenninico. Prima di dedicarsi alla fotografia, ha lavorato come tecnico di frigoriferi, fabbro e metalmeccanico. La sua attenzione verso i conflitti e le crisi internazionali lo ha portato a trasferirsi in Medio Oriente, dove ha documentato eventi come la Primavera Araba, concentrandosi in particolare su Egitto e Libia. Poi si è spostato in Siria, dove è stato uno dei primi a entrare clandestinamente nel paese durante il deteriorarsi della situazione, mentre il regime di Bashar al-Assad negava l’accesso ai giornalisti. Le sue immagini sono apparse su testate internazionali e ha collaborato con varie organizzazioni umanitarie.
Nel 2018 ha presentato alla 75ª Mostra del cinema di Venezia il documentario Isis, Tomorrow. The Lost Souls of Mosul, realizzato con Francesca Mannocchi, sua ex compagna, che tratta della storia dei figli dei miliziani dell’ISIS. Per quanto riguarda i premi, nel 2017 ha vinto il primo premio alla sezione attualità dei Sony World Photography Awards e il World Press Photo con il reportage We are taking no prisoners, sui combattimenti a Sirte. Nel 2013 ha ricevuto il primo premio ai World Press Photo per le storie di Notizie Generali, e lo stesso anno il premio “Picture of the Year” di UNICEF. Anche nel 2017 ha ottenuto il riconoscimento come “Photograph of the Year International” nella categoria “Impatto” e ha vinto il premio degli editori Days Japan.
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Con il contributo di
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Associazione culturale Jack London · Via XXV Aprile 39 · 63900 Fermo · p.iva 02354850444
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